Trattamenti per atleti combattenti

Il percorso proposto per gli atleti professionisti di sport da combattimento punta a:
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miglioramento dello stato di benessere dell’atleta;
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minori tensioni nella zona della testa e del collo;
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miglioramento della dinamica respiratoria;
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riduzione di mal di testa e dolori nella zona delle orecchie e della mandibola;
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aumento della performance, con passi avanti su forza, elasticità ed equilibrio;
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aumento della tenuta agli urti (linee di Lefort).
Come dimostrato da vari studi scientifici, validati e pubblicati, la prevalenza di disordini temporomandibolari, tra cui artralgia, mal di testa e sensibilizzazione locale della zona della faccia, è molto più alta (tra il 40% e il 45%) in atleti professionisti di sport da combattimento, come la boxe, le MMA e le varie arti marziali prese nel singolo, rispetto alla popolazione di professionisti di altri sport e di non professionisti.
Oltre ai sintomi elencati precedentemente, un disordine temporomandibolare può portare a vertigini, acufeni, sensazione di ovattamento all’interno dell’orecchio, rumori quando si apre la bocca, dolori diffusi nella zona della faccia, difficoltà o dolore nella masticazione, nella dizione e nella respirazione.
Già per questo verrebbe spontaneo associare all’allenamento, una cura della persona nella sua interezza, tra cui la cura della propria articolazione temporomandibolare e di tutte le strutture associate, orofacciali e non.
Una pubblicazione del 2020 ha evidenziato, inoltre, che una corretta posizione mandibolare e una buona condizione della muscolatura masticatoria, tali da dare al soggetto un “morso fisiologico”, portano ad un incremento di vari parametri rispetto alla condizione disfunzionale, tra questi:
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incremento della potenza della parte superiore del corpo pari al 10% e di quella inferiore del 5,8%
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aumento della flessibilità della muscolatura degli harmstring, posteriori della coscia, del 14%
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miglioramento dell’equilibrio e della stabilità del 4,8%.
Provocatoriamente si potrebbe dire che questo non è ancora abbastanza per convincere un atleta professionista ad affidarsi alle cure di uno specialista, ma se invece si potesse anche migliorare la resistenza agli urti, cambiando la diffusa “mandibola di cristallo” in una “mandibola d’acciaio”?
Infatti il nostro corpo possiede già un sistema di smaltimento delle forze d’urto facciali basato su delle vie di fuga dette linee di Lefort o pilastri di resistenza del mascellare, tramite le quali l’urto riesce a dissiparsi, evitando le strutture nervose, impedendo quindi il KO.
Dopo un duro match o dopo anni di combattimento, però, queste vie possono risultare “intasate”, non più in grado di smaltire le forze d’impatto ed evitare il conteggio.
Tramite delle sedute di terapie manuale e una serie di esercizi personalizzati e mirati, queste vie possono essere liberate e rese più performanti, il morso corretto in modo da avvicinarsi il più possibile al “morso fisiologico”, le vie aeree tenute pervie e l’articolazione temporomandibolare e le altre strutture orofacciali preservate e mantenute nella miglior condizione possibile.
Questo lavoro può portare quindi a dei benefici immediati nella pratica dello sportivo combattente, aiutandolo ad ottenere i risultati nel breve periodo, ma soprattutto permettendogli di mantenerli nel corso della sua carriera, nel medio e lungo periodo.
